Tolfa

Convento dei Frati Capuccini

Rocca Frangipane

La storia

Tolfa Citta sita nel Centro agricolo dei Monti della Tolfa, pittorescamente addossato a scoscese rupi trachitiche, sul versante meridionale del gruppo. La parte vecchia, immediatamente sottostante alla rocca Frangipane oggi distrutta, ha una caratteristica pianta a semicerchio, adattata alla forma del colle conico; da essa si diramano tre appendici più recenti, protese ai lati delle principali vie di accesso.
La natura vulcanica e la presenza di numerosi minerali metallici ha facilitato l'insediamento umano.
L'estensione del territorio arriva fino alle coste tirreniche, dove è situata la frazione di Santa Severa Nord. Tolfa, dopo la costituzione del comune di Santa marinella, ha perduto l'accesso al mare. Rimangono alcuni diritti di uso civico alla foce del Rio Fiume. Il termine Tolfa ha origine incerta: potrebbe derivare da "Tulphae", dalla radice tol- (sollevare), riferito alla sua posizione geografica; oppure, secondo un'altra ipotesi, potrebbe riferirsi al nome di un principe longobardo, forse Agilulfo o Ataulfo. Nel territorio della Tolfa sono ben documentate, tramite ritrovamenti archeologici, l'eta della pietra (in particolare paleolitico e neolitico) e l'eta del rame. Attestata con notevole ricchezza di fonti archeologiche dirette è l'eta del bronzo (ultimo quarto del III millennio a.C. - inizio del I millennio a.C.). L'area era densamente popolata da villaggi che gradualmente si stabilizzano, attraverso un processo di selezione in favore delle sedi più idonee ai sistemi di vita in progressiva trasformazione (ess.: bronzo antico: Bufalareccia, Fosso del Laghetto; bronzo medio: la Sughera, la Tolfa, Pian Sultano; bronzo recente: Rota); via via i gruppi si concentrano in luoghi ben circoscritti e difesi dove l'abitato prospera specialmente nel bronzo finale (la Tolfa; la Tolfaccia, Elceto e Monte Rovello nel contermine territorio di Allumiere); nell'età del bronzo finale non mancano impianti in luoghi aperti, forse con funzioni complementari rispetto ai centri su area difesa (es.: la Concia) e tombe ad incinerazione, sia raggruppate, sia isolate (Poggio della Capanna, Poggio Finocchiara, Coste del Marano). Da ricordare che la fase piena del bronzo finale medio-tirrenico, giacché esemplarmente rappresentata dagli oggetti bronzei del ripostiglio delle Coste del Marano, è universalmente nota come fase Tolfa. Anche lo stesso Monte della Rocca (come oggi viene detto il picco roccioso della Tolfa) ospitò, dunque, un abitato dell'età del bronzo, di cui è però incerta la continuità con il successivo abitato di epoca storica. Caratteristico di tutto il territorio dei Monti della Tolfa, e condiviso con altre aree interne dell'Etruria, è infatti un periodo di apparente abbandono o di meno intensa frequentazione, corrispondente alla fase iniziale della prima età del ferro, quando la popolazione dei villaggi dell'età del bronzo finale contribuì allo sviluppo demografico dei nascenti centri protourbani. La graduale rioccupazione del territorio condusse alla stabilizzazione di un sistema di insediamenti etruschi, prevalentemente di piccole dimensioni, noti specialmente per l'evidenza dei rispettivi gruppi di tombe a camera (costruite con pietre o intagliate nel tufo a seconda del substrato locale). Dopo l'eta romana, ben rappresentata nel territorio comunale, poche le informazioni disponibili, fino alla prima menzione nota del nome della Tolfa, del 13 marzo 1201 (documento contenuto nella Margarita Cornetana). Agli inizi del secolo XIII, nella sistemazione territoriale del Patrimonio di San Pietro fatta dal papa Innocenzio II, il territorio venne riconosciuto come proprietà della Santa Sede. Appartenuta ai signori locali di Tolfa vassalli dei conti Anquillara venne poi occupato dai viterbesi nel secolo XIV e successivamente infeudato prima ai Capocci e poi a Ludovico e Pietro Frangipane, che cinsero l'abitato di mura ed ebbero vivaci contrasti con la Camera Apostolica a causa dei diritti sui giacimenti di alunite scoperti nel 1460-1462 dal cardinale Giovanni di castro, che nel 1463 ottenne da papa Pio II la concessione venticinquennale per lo sfruttamento delle miniere (con la facoltà di fabbricare l'edificio dell'allume) nella zona, finché la vertenza fu composta e il territorio passò alla Camera Apostolica. Finiti i venticinque anni di concessione di Giovanni di Castro, le miniere furono affittate da Agostino Chigi, nobile senese, che ottenne anche la concessione della Rocca di Tolfa, cioè lo sfruttamento agno pastorale della zona, con la facoltà di tenervi un proprio castellano. Nel 1502 tale castellano fu Nicola Sergardi senese, il quale trasportò diversi pezzi di artiglieria del castello con le armi del Signore della Rocca della Tolfa nelle fortezze di porto Ercole e Talamone, facenti parte allora del dominio senese Basilio Pergi storico tolfetano. Le cave di allume con l'amministrazione Chigi si svilupparono al di là di ogni rosea speranza, e il papa stabilì che il ricavato servisse a finanziare la guerra contro i turchi, come risulta, tra l'altro, da un atto notarile nell’Archivio Vaticano, datato 1513, inerente al rinnovo dell'appalto Chigi da parte di Leone X, che porta come titolo «Appaltum Alluminum Sanctae Crociatae». L'industria dell'allume, minerale per il cui approvvigionamento non si poteva più contare sui giacimenti compresi nei territori ormai preclusi dalla caduta di Costantinopoli, determinò un improvviso sviluppo della Tolfa, che nel 1530 ebbe da Clemente VII gli statuti di comune autonomo e si allargò rapidamente oltre la cerchia muraria; il complesso sorto vicino alle cave, a circa quattro chilometri dalla Tolfa, composto dallo stabilimento per la lavorazione dell'allume ("le allumiere") e da fabbricati costruiti per alloggiare gli operai, dette vita al paese di Allumiere, divenuto comune autonomo nel 1826. Nel 1799 la Tolfa, a seguito della rivolta contro la Repubblica romana, repressa dalle truppe francesi, fu saccheggiata e i resti della rocca, che avevano costituito l'estremo baluardo dei ribelli, furono ulteriormente danneggiati.
Lo stemma della Città di Tolfa ha la seguente blasonatura: D'azzurro, al castello merlato di tre torri, al naturale, accompagnato da una figura di vecchia poggiata ad un bastone, conducente un vitello, terrazzato di verde, al monte di tre cime d'oro in punta. Ornamenti esteriori da Comune.
È, dopo la chiesa del monte della Rocca, la chiesa più antica che si trova a Tolfa. È situata nella parte antica del paese, sotto il monte della Rocca. La chiesa collegiata di Sant'Egidio Abate ha subito molti rifacimenti nel corso dei secoli; la sua abside, localmente chiamata "il torrione", era parte della cinta muraria della Tolfa medioevale. L'attuale facciata in travertino e pianelle è degli anni sessanta. Il convento dei padri agostiniani è attiguo al cimitero e alla chiesa della Madonna della Sughera la cui costruzione fu iniziata da Agostino Chigi agli inizi del Cinquecento. Recentemente restaurato, ospita il nuovo museo civico e la biblioteca comunale di Tolfa. La chiesa della Madonna della Sughera, fu costruita attorno ad un albero di sughero su cui, da due cacciatori, era stata rinvenuta l'immagine di una Madonna con il Bambino Gesù. Il convento e la chiesa dei padri cappuccini sono del XVII secolo. Dopo anni d'abbandono seguiti alla partenza dei frati cappuccini da Tolfa, il convento è stato reso di nuovo abitabile dai gruppi archeologici d'Italia che lo hanno usato e lo usano tuttora come campo scuola di archeologia. Il Palazzo comunale fu costruito attorno al 1860 come seminario della diocesi di Civitavecchia ma non fu mai usato per lo scopo per cui era stato costruito. Servì dapprima come caserma di soldati francesi e poi da Palazzo Comunale. Dobbiamo ad un ufficiale francese l'orto botanico, che fu in seguito trasformato in un giardino comunale. Il castello dei Frangipane, è una tipica rocca medioevale. Fu l'ultimo bastione di difesa per tantissimi secoli e riuscì a proteggere il popolo tolfetano anche dall'esercito napoleonico. La chiesa della Rocca è lo scrigno di Tolfa. È situata vicino al castello e fu costruita per l'esigenza del popolo tolfetano di avere una chiesetta in cima "al monte", che proteggesse il paese dall'alto.
Tra le tradizioni più antiche che si sono tramandate nei secoli tra la popolazione tolfetana, sicuramente ci sono quelle religiose, essendo presenti a Tolfa, fin dal secolo XVI numerose confraternite, che organizzavano ed organizzano ancora oggi alcune processioni. La più suggestiva, e forse la più bella tra le processioni, è sicuramente quella del Venerdi Santo, accompagnata dalla banda, dal coro del Popule Meus e dai flagellanti.
Una seconda processione suggestiva è quella di Sant'Antonio Abate, protettore degli animali. La statua del Santo, portata a spalla lungo le vie del centro storico, è contornata da centinaia di cittadini che illuminano le strade con torce di cera; inoltre il giorno 17 gennaio, festa del Santo, c'è la tradizionale benedizione degli animali. Dopo la processione sono innalzati dei palloni colorati.
Un'altra tradizione importante per i tolfetani è quella della Pastorella. La prima Pastorella (ufficiale) a Tolfa fu organizzata nel 1929 da Checco del Tamburì, che suonava una foglia, successivamente e fino ad oggi è organizzata dalla banda musicale, che rallegra le vie del paese per tutta la notte del 24 dicembre. A Tolfa è presente una bibliotecca, ospitata all'interno del convento dei padri agostiniani.
Le coltivazioni agricole prevalenti sono quelle dei cereali, degli ortaggi e della vite. Importante è l'allevamento del bestiame con gli allevamenti di bovini maremmani e dei famosi cavalli tolfetani. Industrie per l'estrazione del caolino e varie altre attività artigianali completano il panorama economico del paese. Presente anche il commercio del legname e un certo turismo estivo.
La produzione artigianale di Tolfa trova nella borsa detta "catana" la sua massima espressione. La catana sarebbe nata nel 1575, ad opera di un tale "Mastro Stefano". Negli anni settanta la catana sbarca addirittura negli Stati uniti e negli anni ottanta la "borsa di Tolfa" era diffusissima tra gli studenti italiani.

Chiesa di San Francesco D'Assisi